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Автор Анна Радклиф

Ann Ward Radcliffe

I misteri del castello d'Udolfo, vol. 2

CAPITOLO XII

L'avarizia della zia d'Emilia cedè finalmente alla sua vanità. Qualche splendido pranzo dato dalla Clairval, e l'adulazione generale ond'essa era l'oggetto, aumentarono la premura della Cheron per assicurare una parentela che l'avrebbe tanto illustrata a' propri occhi ed a quelli del mondo. Propose il prossimo matrimonio di Emilia, ed offrì di assicurarne la dote, purchè la Clairval facesse altrettanto pel nipote. Questa ponderò la proposta, e considerando ch'Emilia era la più prossima erede della Cheron, l'accettò senza difficoltà. Emilia ignorava queste disposizioni, quando la zia l'avvertì di prepararsi alle nozze che dovevano aver luogo senza indugio. La fanciulla, sorpresa, non capiva il motivo di una sì istantanea conclusione, in verun modo sollecitata da Valancourt. Ed infatti, non conoscendo le convenzioni delle due zie, era ben lontano dallo sperare una sì gran felicità. Emilia mostrò qualche opposizione, ma la Cheron, sempre gelosa della sua autorità, insistè per il pronto matrimonio, colla stessa veemenza, con cui ne aveva rigettate in principio le menome apparenze. Tutti gli scrupoli di Emilia svanirono, quando Valancourt, istruito allora della sua felicità, venne a scongiurarla di confermargliene la certezza.

Mentre si facevano i preparativi di queste nozze, Montoni diveniva l'amante dichiarato della Cheron. Ne fu malcontentissima la Clairval quando udì parlare del loro imminente matrimonio, e voleva impedire quello di Valancourt con Emilia; ma la coscienza le rappresentò, che non aveva diritto di punirli dei torti altrui. Sebbene donna del gran mondo, era però meno famigliarizzata della sua amica col metodo di far dipendere la felicità dalla fortuna e dagli omaggi ch'essa attira, anzichè dal proprio cuore.

Emilia osservò con ansietà l'ascendente acquistato da Montoni sulla zia, come pure la maggior frequenza delle sue visite. La sua opinione su questo Italiano era confermata da quella di Valancourt, il quale aveva sempre esternato estrema avversione per lui. Una mattina ch'essa lavorava nel padiglione, godendo della dolce frescura primaverile, Valancourt leggeva vicino a lei, e tratto tratto deponeva il libro per conversare. Fu avvisata che la zia voleva vederla subito; entrò nel suo gabinetto, e paragonò sorpresa l'aria abbattuta della signora Cheron col genere ricercato del di lei abbigliamento.

« Nipote mia… » diss'ella, e si fermò con qualche imbarazzo. « Vi ho fatta cercare… io… io… voleva vedervi. Ho da darvi una notizia… da questo momento voi dovete considerare il signor Montoni come vostro zio; noi ci siamo maritati stamattina.  »

Confusa, non tanto del matrimonio, quanto del segreto con cui era stato fatto, dell'agitazione colla quale le venne annunziato, Emilia attribuì siffatto mistero alla volontà di Montoni, piuttostochè a quella di sua zia; ma questa non voleva che si credesse così.

« Voi vedete, » soggiuns'ella, « che ho voluto fuggire la pubblicità; ma ora che la cerimonia è fatta, non m'importa più che si sappia. Vado subito ad annunziare alla mia gente che il signor Montoni è il loro padrone.  »